Introduzione
Come si sceglie un prodotto cosmetico?
Con la testa o con il cuore?
Per la maggioranza dei consumatori, l’acquisto di un cosmetico è una scelta prevalentemente emozionale.
Pertanto, per essere venduti, i cosmetici hanno bisogno di raccontare una storia, una storia emozionale.
Con varie tecniche, le aziende cosmetiche cercano di far leva sull’edonismo o su altri sentimenti, desideri, paure, emozioni.
In molti casi quello che si vende non è il cosmetico in sé, ma una promessa:
- una promessa (o illusione) di una pelle più sana e più bella;
- una promessa (o illusione) di un mondo più pulito acquistando un “cosmetico naturale”.
Salute e Ambiente come Strumenti di Marketing
Sempre più aziende cosmetiche sfruttano il desiderio comune e condivisibile di “un mondo più pulito” come leva per vendere i propri prodotti.
Nasce così il “marketing del senza“, dove alcuni ingredienti vengono visti come “brutti e cattivi”, solo perché “non naturali”.
Qualcuno, nella buona fede di “salvare il mondo“, cade nella trappola ed estremizza il concetto.
Nascono così vere e proprie liste di proscrizione in cui finiscono decine di ingredienti “sintetici”, etichettati come tossici, cancerogeni, inquinanti, comedogenici, irritanti, allergizzanti, interferenti endocrini… e chi più ne ha più ne metta.
Non si sa bene cosa siano, non si sa bene a cosa servano, ma sono sintetici e hanno un pallino rosso nel biodizionario… quindi fanno male e i cosmetici che li contengono sono pericolosi per la salute e l’ambiente!
Chi abbraccia questi schemi mentali dovrebbe rendersi conto di esssere caduto preda di una trappola commerciale che più o meno funziona in questo modo:
- Sfrutto la paura dei cambiamenti climatici
- Sfrutto la paura di perdere il bene più prezioso: la salute
- Per alimentare queste paure, etichetto gli ingredienti di sintesi come dannosi per la salute e l’ambiente (come se spettasse all’azienda cosmetica decidere cosa è dannoso e cosa no…)
- Faccio terrorismo mediatico su forum, blog, social network
- Uso la pseudoscienza per avvalorare la mia tesi (travisando i risultati degli studi)
- La paura rende il mio marketing virale e lo autopropaga
- Ora che ho creato la paura, offro la soluzione: i miei cosmetici naturali sono migliori perché “sono senza”… quindi fanno bene all’ambiente e alla salute
- Ho dunque sfruttato un’emozione negativa (paura) per associare l’acquisto dei miei prodotti a un’emozione positiva (la gioia e la felicità di compiere un gesto utile per la propria salute e l’ambiente).
Ricorda che un cosmetico viene immesso sul mercato con il solo scopo di far guadagnare chi lo produce. E questo vale sia per i “cosmetici naturali” che per quelli “non naturali”.
Cosa Significa Naturale?
Cosmetici naturali?
Semplicemente non esistono.
Con buona pace di chi autoproclama i propri cosmetici come naturali, non esiste alcun regolamento o riferimento normativo che definisca cos’è un cosmetico naturale.
In sostanza, le aziende autocelebrano i propri prodotti come naturali.
Se preferite, se la cantano e se la suonano.
Considerata l’assenza di una regolamentazione pubblica, sono nate delle organizzazioni private e a fini di lucro preposte a rilasciare discutibili certificazioni, come il bollino “organic“.
Certificazioni spesso costose, rilasciate da aziende private che hanno tutto l’interesse a cavalcare questo business con la diffusione di materiale informativo.
Essendo il “business delle certificazioni” di natura privata o privatistica, questo settore perde inevitabilmente di credibilità. Infatti, quando una società privata vende un servizio di certificazione è quantomai lecito mettere in dubbio la sua obiettività.
Chiarito questo, a livello generale i cosmetici naturali includono, cercano di includere o dovrebbero includere nelle loro formulazioni soltanto:
- ingredienti naturali o di derivazione naturale;
- ingredienti con un basso impatto ambientale.
Il concetto di naturale si fonde dunque con quello di “green“, ovvero di “ecologico“, “amico dell’ambiente“.
Del resto, anche il petrolio è un fossile vegetale, quindi assolutamente naturale; tuttavia, insieme ai suoi derivati non è accettato nei “cosmetici naturali” perché considerato inquinante.
Vi sono poi questioni di natura etica; ad esempio, molte aziende hanno scelto di escludere dai loro prodotti la mica, un minerale assolutamente naturale e non inquinante accusato di sfruttare il lavoro minorile nelle miniere di estrazione.
Nella confusione generale, ogni azienda di cosmetici naturali “se la canta e se la suona” scegliendo quali claim vantare, quali ingredienti evitare, quali ingredienti denigrare e quali certificazioni esibire.
E poi naturalmente ci sono i raggiri ai danni del consumatore: ingredienti non dichiarati, ingredienti mascherati, ingredienti adulterati (famoso è il caso dell’estratto di semi di pompelmo, un “non-conservante” naturale… reso conservante dall’aggiunta di conservanti chimici di sintesi 1).
Ogni cosa nell’universo è un composto chimico. Il famoso monossido di diidrogeno, il cui nome evoca chissà quale strana sostanza chimica, non è altro che il nome ufficiale dato dallo IUPAC all’acqua.